Il 16 maggio 1968, sui campi da golf di Deauville, viene presentata alla stampa Citroën Méhari, la cabriolet innovativa di Citroën con la sua carrozzeria interamente in plastica. Originale e trasformista, la piccola e leggera Méhari, è un’auto nata per gli utilizzi più svariati, dal divertimento al trasporto di attrezzi. Leggera, veloce, agile e robusta, in grado di trasportare fino a 400 kg, è capace di andare dappertutto, anche dove la strada non c’è! Auto versatile per eccellenza, può essere una cabriolet, un pick-up o una berlina a 4 posti. Prodotta fino al 1987 in quasi 150.000 unità, molte della quali ancora in circolazione, oggi è un’icona leggendaria, molto ricercata e apprezzata dagli appassionati.
A Parigi, il maggio del 1968 era caldo, caldissimo, ma non in termini climatici bensì sociali e politici. In quel mese, entrato nella storia come “maggio francese”, scoppiarono violente proteste di studenti ed operai che misero a ferro e fuoco Parigi, con auto date alle fiamme e negozi di lusso distrutti.
Un clima certamente non ideale per organizzare un evento, ma Citroën aveva deciso una data per il lancio della sua “Dyane 6 Méhari”, come si chiamava all’epoca la nuova vettura, e nulla avrebbe cambiato questa decisione.
Così, di buonora, alla stazione di Parigi, i giornalisti dell’auto invitati all’appuntamento furono fatti accomodare su un treno riservato diretto alla stazione di Trouville-Deauville, in Normandia, dove sarebbe avvenuta la presentazione ufficiale della nuova vettura.
Quel maggio era insolitamente freddo e la mattina del 16 non faceva eccezione: la colonnina del termometro raggiunse i 10 gradi di temperatura massima solo nella seconda metà della mattinata, ma le venti ragazze dell’agenzia Catherine-Harlé erano abbigliate adeguatamente alla presentazione di una “spiaggina”: le più fortunate indossavano una tuta di pelle rossa, quelle meno si proteggevano dal freddo solo grazie ad uno striminzito bikini!
L’evento prese il via nella tarda mattinata e metteva in scena otto delle circa venti Méhari di preserie (l’auto sarebbe stata omologata solo nel successivo mese di luglio), che rispetto alle vetture di serie erano verniciate con colori sgargianti come il blu elettrico, il rosso vivo, il turchese ed un inedito grigio metallizzato.
In varie situazioni, le infreddolite fanciulle interpretavano diversi personaggi: in costume da bagno, accanto ad una Méhari turchese, mimavano gente in spiaggia; con abitini e stivali bianchi, di fianco ad una Méhari dello stesso colore, rappresentavano allevatrici con le loro gabbie piene di conigli. Le fortunate che indossavano la tuta in pelle rossa, erano accanto alla Méhari del medesimo colore come improbabili pompieri, la Méhari verde era carica di paglia e fieno per lecontadine di Normandia, le “figlie dei fiori” si spostavano su una Méhari grigia, le giocatrici di golf con quella gialla, la Méhari beige portava delle fanciulle a caccia, mentre le inflessibili poliziotte viaggiavano a bordo di Méhari blu con tanto di lampeggiante.
Com’era consuetudine per gli eventi organizzati da Jacques Wolgensinger, all’epoca Direttore della Comunicazione Citroën, la presentazione fu un successo e la carriera del piccolo “cammello di plastica” (il nome Méhari è mutuato da quello di una razza di cammelli da corsa e da combattimento) cominciò nel migliore dei modi: con una giornata divertente e fuori da ogni schema, che aveva offerto ai numerosissimi giornalisti presenti una pausa dalla dura realtà parigina, alla Citroën un ottimo ritorno in termini di consenso ed alle povere venti ragazze…un discreto raffreddore.
Citroën Méhari l’auto trasformista: da pick-up a berlina 4 posti.
Quando De la Poype immaginò la Méhari, pensò alla possibilità di costruire una vettura adatta a molti usi diversi, dal divertimento al trasporto di cose o attrezzi da lavoro; il designer Jean-Louis Barrault aveva come unico vincolo le misure della piattaforma AK, quella del piccolo veicolo commerciale Citroën.
Dal progetto uscì la vettura base che era una cabriolet a due porte e due posti, sulla cui parte posteriore era possibile ricavare una “buca” per le gambe dei passeggeri da sistemarsi su un sedile pieghevole che quando non utilizzato formava un piano di carico unico dal paraurti posteriore sino agli schienali dei sedili anteriori.
Il parabrezza (abbattibile) conteneva gli ancoraggi per due ferri che si univano ad un arco (smontabile) che sormontava i sedili di conducente e passeggero anteriore. Su questa struttura si poteva montare un tettuccio in tela che creava un abitacolo per i passeggeri anteriori. Estendendo il telaio si arrivava a coprire anche i passeggeri posteriori ed il bagagliaio, ottenendo così una berlina a quattro posti.
Nel mezzo, infinite combinazioni con porte in tela o rigide, pannellature laterali in tela o anche carrozzerie in plastica rigida totalmente modulabili, disponibili nei colori della Méhari.
Una vettura per fare tutto, ovunque, con qualunque clima, con passeggeri o senza, sulla strada asfaltata, quella sterrata o… senza alcuna strada!
A suo agio a Saint -Tropez o nel centro di Parigi, la Méhari è stata prodotta in quasi 150.000 unità per circa vent’anni: dal 1968 al 1987, comprese le straordinarie 4×4 che hanno servito l’esercito francese, anche in versione “paracadutabile” e svolto il ruolo di “ambulanze veloci” alla Parigi-Dakar del 1980, dove diedero prova di incredibile efficacia, capaci di andare e tornare facilmente tra le dune, senza insabbiarsi.
Fonte e foto: ufficio stampa